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Tenuta Palmeri

2023-05-26

Rubrica di Alvice

Ci sono primavere pigre, sonnolente, tarde a rivelarsi, rissose, umorali, prigioniere di un inverno beffardo. Ci sono, al contrario, primavere che accadono con vigore pari a una finestra spalancata su una tela di Monet, primavere che raccontano un condensato di colori, suoni e profumi. Di giallo, di viola e di arancione si vestono le primavere, di vivide pennellate cremisi e vermiglio che squarciano l’ondeggiare del grano in attesa dell’estate per farsi spiga dorata e nutrimento per gli uomini, ogni anno lo stesso prodigio, ogni anno il medesimo ciclo di rinascita, il canto della Terra e la gioia di Demetra che accoglie tra le sue braccia la figlia Proserpina.


Primavera, dal latino “ver”, collegato al sanscrito “vas”, assume il significato di “splendente”.
E’ diffusa l’idea che la bella stagione annunci il perfetto equilibrio cosmico, in grado di trasmettere fresca e potente energia nel nostro intimo. Il risveglio della natura, con il riaccendersi di dolci fragranze, influisce positivamente sulla nostra interiorità e rappresenta l’occasione propizia per prendere coscienza del proprio io, aprirci all’altro e andare incontro, con maggiore impulso, alle sfide del vivere.
Durante la primavera, le antiche popolazioni erano solite organizzare dei festeggiamenti, tra cui il più datato, sembra essere quello di “Sham El Nessim” che, letteralmente, significa “Fiutare il vento”. Il riferimento alla mobilità, al cambiamento e al costante mutare delle cose è evidente. In base alla ricostruzione di Plutarco, durante questa ricorrenza, gli Egizi onoravano gli Dei con offerte di pesce salato, lattuga, cipolle e uova.
In India l’inizio della primavera coincide con la festa Holi che si svolge in due momenti, nella prima si accende un grande falò per scacciare, simbolicamente, le divinità malvage e dare il benvenuto a quelle dispensatrici di bene. Il giorno seguente, l’intera comunità, senza distinzione di genere, casta o appartenenza religiosa, scende nelle vie e nelle piazze e si lascia travolgere dall’euforica atmosfera, un caleidoscopio di polveri simili a fuochi scoppiettanti, viene gettato sulla folla, nel frattempo si canta, si danza e viene meno ogni forma di convenzione e regola sociale.

Concedersi una pausa presso Tenuta Palmeri equivale ad apprezzare il miracolo compiuto dalla primavera, è riempirsi di piacevoli suggestioni, ritrovare calma e tranquillità, lontano dai rumori e dalla frenesia quotidiana. Alcune palme, dritte, longilinee e slanciate, residuo lascito di una perduta memoria araba, anticipano la presenza di palmenti, pozzi d’acqua sorgiva, giardini rigogliosi.
Di fronte la città di Avola, in provincia di Siracusa, con il suo reticolato di strade, un brulicare di gente e di spiagge assolate. Circondata da una cornice di morbidi profili montuosi, l’azienda agricola passa di proprietà, nel 2002, dalla famiglia Lutri alla società controllata dagli svizzeri Erika e Ueli Breitschmid-Heiniger, nel rispetto della continuità di tradizione e cultura. I vigneti e le nuove costruzioni che fungono da ambienti di lavoro si sviluppano intorno al corpo centrale, una villa in perfetto stile Liberty, dal tono asciutto e austero.
La palma, simbolo identitario della cantina e delle etichette, veniva considerata pianta sacra cara al Dio Apollo. Secondo un aneddoto, in uso nel mondo islamico, la palma cresce con la testa al sole e i piedi nell’acqua, per tale motivo è rivelatrice di vita e fecondità. Per la sua capacità di slanciarsi verso il cielo collega, idealmente, il terreno con il divino.

Fare vino a Tenuta Palmeri corrisponde a un credo, a un intreccio di pensiero e azione, a un ancestrale rito di passaggio dall’uva al mosto, dal mosto al bicchiere.
Antonio Campisi, enologo dell’azienda non si spreca troppo in chiacchiere, la sua parola trova voce nei gesti concreti, precisi, chirurgici, nella cura delle viti disseminate lungo gli avvallamenti e i versanti della campagna circostante, nel chiuso della barricaia, nel piglio deciso della sua supervisione, nei suoi occhi attenti e vigili in grado di sentire l’anima del luogo, di quel territorio dove la viticoltura costituisce un unicum, l’eccezionalità in una normalità dominata da agrumeti, mandorleti e carrubeti.
Antonio, insieme alla compagna Fabiana Parafioriti, guida l’attività dal 2019, dopo la laurea in enologia ed esperienze all’estero. Lui si occupa di tutti i processi di produzione, mentre a Fabiana, sintesi di gentilezza, attenzione e garbo, è affidato il settore dell’accoglienza, la parte commerciale e amministrativa.

Di numero considerevole le referenze, contrassegnate da colori che indicano le fasce di livello dei vini. Dal celeste al blu, dal rosa all’ocra, dal verde al rosso, passando per l’argento, alla linea oro, prezioso gioiello della Casa, in un crescendo progressivo di complessità olfattiva, sorso ampio, persistente e bilanciato, trama fitta e polposa in grado di muovere emozioni e profonde consapevolezze.
Sostenibilità, biodiversità, risparmio energetico sono le direttrici attorno alle quali si costruisce la filosofia della Tenuta, in un dinamico binomio di sperimentazioni e soluzioni innovative.
Dodici ettari di vigneti all’interno dei quali, alle varietà autoctone primo fra tutti “Sua altezza reale” il Nero d’Avola, seguito da Grillo e Moscato, si affiancano vitigni internazionali quali lo Chardonnay, il Sirah, il Merlot e il Cabernet Sauvignon.
Dodici ettari traboccanti di bontà, autenticità e qualità eccelsa. Dodici ettari in cui si definisce la passione di Antonio e Fabiana, la loro storia d’amore, in un dialogo mai interrotto con Madre natura, con lo sguardo rivolto al futuro, ai confini da oltrepassare, ai grandi progetti che verranno.

Alvice Cartelli
Alvice Cartelli

Donna dai molteplici interessi, si divide tra l’insegnamento e la lettura, la scrittura, la poesia, la pittura. Ama tantissimo la natura e non perde occasione per fare lunghe passeggiate immersa nel silenzio di un bosco o nel fascino di una spiaggia solitaria. Dal 2018 è autrice del blog “Guardo a Sud” dove, oltre alla bellezza della sua Sicilia, descrive luoghi, persone e situazioni accomunati dal rispetto per il Pianeta e la cura dell’ambiente. E’ un’appassionata wine lover e le visite in cantina rappresentano per lei veri viaggi di scoperta da cui trae spunto per costruire storie e originali racconti.

Continuate a leggere i racconti di Alvice sul suo blog

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