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Giuseppe Cipolla

2023-09-29

Rubrica di Alvice

“Nacqui dunque nel cuore della Sicilia, in un paese solatio, affondato, nella bella stagione, tra il verde delle vigne e dei mandorli. Attorno a codesto verde, immaginate una cerchia di montagne brulle nella lontananza remota e, più vicino, la zolfara arsa e fumosa, i mucchi azzurrognoli di ginìsi, la sconfinata distesa dei latifondi malinconici e deserti, che velano ogni cosa di una tristezza arcana e tragica” (Alessio Di Giovanni).

Caltanissetta è patria pallida e abbondante di zolfo. Il minerale in questione costituiva una risorsa importante per l’economia di tutta la regione. Si ha notizia della sua raccolta già a partire dal periodo greco, durante il quale veniva usato nel settore medico. Anche i Romani ne fecero fonte di ricchezza e lo utilizzarono, prevalentemente, a fini bellici. Lentamente l’estrazione del c.d. “oro del diavolo” subì un processo di declino dovuto alla cronica mancanza di strade e porti commerciali e all’introduzione di leggi che rallentarono, fino a fare sparire definitivamente, quell’attività che sembrava aver assunto, nei primi del ‘900, i contorni di un volano di sviluppo per l’intera isola. La letteratura dei grandi scrittori siciliani del XIX secolo è fortemente permeata dalla denuncia sociale nei confronti dello sfruttamento dei carusi, bambini della fascia d’età tra i 5 e i 10 anni, affidati al duro lavoro delle miniere, sottratti agli affetti familiari e all’innocenza dell’infanzia.
Qui, tra le colline scolpite nel gesso e il ricordo delle zolfare, il carattere scontroso della vite trova la sua intima affermazione.
Nell’ombelico della Sicilia, dove la cruda realtà del paesaggio spoglio e ostile restituisce agli occhi incanto e mistero, nasce un’idea che riproduce le fattezze del sogno di Giuseppe Cipolla. In mezzo ai vigneti che affondano le radici nelle trubbe di argilla, tufo e calcare, dove il vento conserva il sentore pungente dello zolfo, Giuseppe Cipolla disegna la sua parabola esistenziale.
A Campofranco, in C.da Passofonduto, sull’invisibile linea di frontiera compresa tra la provincia di Caltanissetta e quella di Agrigento sorge “Il centro del suo mondo”, in prossimità della Valle del Platani, il “Fiume salato” che scorre quieto e lento nel suo corso lungo circa 103 Km.
Fino al 2020 Giuseppe era ingabbiato all’interno di un sistema, lavorava presso uno studio notarile, rincorrendo la stabilità economica che, se da un lato azzera rischi e incertezze, dall’altro alimenta desideri di fuga ed evasione.
Dipanare il filo dell’inquietudine corrisponde ad un cambiamento radicale, la prospettiva ruota intorno all’attrattiva esercitata dalla campagna, una ruralità intesa come terapia per lo spirito alla ricerca vibrante di armonia e seducente bellezza.

Lo scopo di riprendere in mano i possedimenti dei suoi avi si era concretizzato già nel 2014, anno in cui inizia il viaggio che lo porterà verso l’adozione di un modus vivendi unico, controcorrente nel suo incedere disancorato rispetto ai canoni classici della pedagogia enologica.
Quale guerriero della luce conosce la pazienza e la solitudine, presta attenzione alle piccole cose e abbraccia un atteggiamento di ascolto incondizionato verso la natura, di cura scrupolosa del suo vigneto, perché “La vite è la pianta più vicina all’essere umano” dice.

C’è una storia dietro ogni suo gesto, una narrazione che conduce al progetto in divenire di “Cuore e di terra”, come lui stesso ama affermare. “Terra, annata, uomo” questa, secondo Giuseppe, la triade perfetta che fa del vino un prodotto di territorio. Il suo vino parla di suoli, di biodiversità, di stile semplice, di quel farsi comunità, soggetto plurale, nell’atto di condivisione con altri giovani che hanno deciso di restare e di ridare vitalità ai gusci vuoti dei paesi dell’entroterra siciliano.
Giuseppe Cipolla non può appartenere soltanto alla categoria dei viticoltori, nella sua dimensione illuminata è genuino innovatore e intellettuale, un creativo del vino. C’è pensiero e riflessione dentro ogni bottiglia, oltre che sensibilità e lucido intuito. Come una freccia tesa sull’arco del tempo, insegue memorie antiche per riscoprirne profumi, sapori e identità. Dai suoi vini emergono cultura, tradizione e futuro.
Freschezza, eleganza, carattere ed energica personalità sono i segni peculiari dei suoi prodotti.
Cinque etichette e un Segreto, che non può essere assolutamente svelato. Passofonduto e Le Robbe, i rossi, Occhio di sale, il rosato, Solfare e Bianco sul gesso, i bianchi.
La fermentazione spontanea con lieviti indigeni consente una migliore definizione del terroir, mentre la vendemmia, eseguita in modo parcellare, concede al terreno la possibilità di esprimersi nelle sue molteplici potenzialità.
Ciuffi d’erba radi e rinsecchiti, foglie brune, giallo ocra striato di grigio sono le sillabe con cui l’estate costruisce la sua esperienza. Sotto il frinire assordante e intermittente delle cicale, la porcellana blu del cielo è un soffitto immobile dove il silenzio rappresenta uno stato della mente, una condizione d’animo che permette di accogliere l’elemento primo, il “Divino Tutto”, di essere più vicini al respiro della Grande Madre.

Il sole splende alto, sopra e dentro di noi, a indicare la strada, un soffio di vita ci circonda e nutre i nostri giorni. Riconoscersi attraverso la parola. Una parola piena, viva, una parola che scalda e conforta.
Se si volge lo sguardo a mezzogiorno ci viene incontro il sorriso smeraldo del mare, nelle sue increspature leggere, nei suoi sbuffi argentati, nella sua promessa di poetico smarrimento.

Alvice Cartelli
Alvice Cartelli

Donna dai molteplici interessi, si divide tra l’insegnamento e la lettura, la scrittura, la poesia, la pittura. Ama tantissimo la natura e non perde occasione per fare lunghe passeggiate immersa nel silenzio di un bosco o nel fascino di una spiaggia solitaria. Dal 2018 è autrice del blog “Guardo a Sud” dove, oltre alla bellezza della sua Sicilia, descrive luoghi, persone e situazioni accomunati dal rispetto per il Pianeta e la cura dell’ambiente. E’ un’appassionata wine lover e le visite in cantina rappresentano per lei veri viaggi di scoperta da cui trae spunto per costruire storie e originali racconti.

Continuate a leggere i racconti di Alvice sul suo blog

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2023-09-29
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