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Tenuta Valle delle Ferle

2022-06-24

La rubrica di Alvice

Nei pressi di Caltagirone, città siciliana famosa per la ceramica e per la scalinata di Santa Maria del Monte, trova spazio l’azienda Tenuta Valle delle Ferle, nell’omonimo sito che ospita all’incirca 10 ettari di generose vigne e pazienti ulivi centenari.

Dai numerosi ritrovamenti, Caltagirone, in provincia di Catania, si colloca come una delle città più vetuste del periodo greco-siculo, ne è prova la grande quantità di reperti rinvenuti durante gli scavi archeologici.
L’arte della ceramica, fiorente soprattutto in epoca araba, grazie alla notevole disponibilità di argilla locale, ha rappresentato la fonte principale di reddito per l’economia del territorio. Le sue fantasiose fogge, caratterizzate dagli smalti verde, giallo e azzurro, costituiscono un vero e proprio tricolore che ha portato in alto, nel mondo, la bandiera della città. L’Istituto d’arte della Ceramica, fondato nel 1918 per volontà di Don Luigi Sturzo, ha segnato la svolta, permettendo a tanti giovani di accostarsi a questa nobile forma artistica. E ancora oggi le abili mani dei maestri ceramisti, proseguendo lungo la strada della tradizione, concedono al centro storico il privilegio di risplendere di calda e dorata bellezza.
La città di Caltagirone è situata, inoltre, lungo la rotta commerciale che congiunge Gela con Catania, passando per Camarina, Niscemi, Vittoria e Lentini, la via del vino più antica d’Europa, secondo gli studi effettuati dallo storico e archeologo Hubert Allen e questo fa del contesto calatino una micro area particolarmente vocata per la produzione enologica.

Lasciando Caltagirone alle spalle e procedendo verso la Strada Provinciale 39i troviamo Tenuta Valle delle Ferle, un’ampia vallata dove spicca, incontrastato, il verde assoluto delle viti.
L’atmosfera che si respira è assai gradevole, un edificio, sapientemente ristrutturato, in cui sono state ricavate la sala degustazione e la cantina, ci restituisce un’immagine del passato, quando l’agricoltura era al centro dell’economia della nostra terra e la vita si snodava intorno al lavoro dei campi.
Dal recupero conservativo sono emersi parecchi oggetti e cimeli storici che fanno capolino qua e là, negli angoli della struttura.
Fra questi, uno, in particolare, ha destato la mia curiosità, si tratta di un calesse che, pare, sia appartenuto a Padre Quinci, lo stesso che realizzò, a Caltagirone, con enorme abnegazione, accompagnata da un altrettanto robusto spirito umanitario, la “Città dei Ragazzi”, individuando in dismessi capannoni militari, la sede ideale per costruire un’opera dal forte impatto sociale. Qui, dal 1948, centinaia di giovani calatini hanno ricevuto accoglienza e sperimentato le regole della convivenza civile, apprendendo tecniche e mestieri, trovando un’occasione di riabilitazione personale e collettiva.

Si racconta che, tra un impegno e un altro, l’intraprendente religioso, soleva recarsi presso l’oasi di pace e tranquillità di Valle delle Ferle, per ritemprare anima e corpo e qui è rimasto il suo mezzo di locomozione, testimone muto del passaggio di un uomo che tanta vita ha speso per la sua comunità.

Giuseppe, che si occupa dell’accoglienza, ci guida con fare gentile, prodigo di informazioni e aneddoti, per i sentieri che costeggiano il vigneto, ci spiega i metodi di coltivazione, le tecniche utilizzate e i nomi delle erbe spontanee, tra cui la liquirizia, che crescono intorno alle piante e che, di certo, regaleranno al vino sentori e aromi particolari.
Il tratto identitario dell’azienda è la sostenibilità ambientale e il rispetto del territorio, tanto che nel 2020 ha ricevuto la certificazione biologica e aderito, ancora prima, alla FIVI, Federazione italiana vignaioli indipendenti, secondo la cui filosofia, l’imprenditore si fa carico dei vitigni, dalla coltivazione alla commercializzazione, seguendo tutto l’arco produttivo.
Senza ombra di dubbio, il valore aggiunto della proprietà e l’orgoglio dei due giovani vigneron, Claudia e Andrea, è la presenza della vigna “maritata”, dal cui uvaggio nasce l’ottimo Cerasuolo di Vittoria, l’unico a marchio DOCG. Si tratta di una situazione insolita, in quanto nello stesso filare convivono, in modo rispettoso e pacifico, piante di Frappato e Nero d’Avola. Nella terza settimana di settembre le uve vengono raccolte insieme e così nasce il prodotto di punta dell’azienda, un Cerasuolo di Vittoria elegante, fresco, con note fruttate e floreali, abbastanza diverso dai suoi “fratelli” prodotti in altre zone della Sicilia. È dell’ultima ora, tra l’altro, la notizia del conferimento della Gran Medaglia d’Oro presso il Concours Mondial de Bruxelles al Cerasuolo di Vittoria 2016, targato Valle delle Ferle.
Oltre al Cerasuolo, Claudia e Andrea propongono una gamma di etichette in grado di soddisfare i palati più raffinati che vanno dal bianco “Murgentia”, ottenuto da uve a bacca rossa, attraverso pressatura soffice, al Nero d’Avola, al Frappato, entrambi in purezza e infine al Rosato. A queste si aggiunge una poderosa grappa, ricavata dalle vinacce di Frappato e Nero d’Avola.

Claudia Sciacca e Andrea Annino, sono una coppia consolidata nella vita e nella professione, legata da un motivo comune, la passione per il vino. Nonostante la loro fresca età, da sempre, nutrono il sogno di una vita bucolica fino a quando, nel 2014, il desiderio si concretizza con l’acquisto della Tenuta, dove Claudia e Andrea concentrano i loro sforzi, riuscendo, in breve tempo, a far emergere una realtà che sta suscitando interesse e ammirazione da parte dei molti addetti ai lavori e non.
Il vino non è però l’unico interesse dei due giovani ingegneri che hanno dimostrato di possedere una certa sensibilità verso il mondo della cultura, tra cui occupa un posto rilevante il cinema.
Ad ogni estate viene organizzato il Caltagirone Film Festival che, per il suo valore artistico, attira cinefili di tutte le età e provenienza.

Lascio Valle delle Ferle a malincuore, custodirò in me lo sguardo puro e innamorato di Claudia e Andrea, lo sguardo di chi si affida all’altro senza riserve, di chi crede in quello che fa, di chi sta compiendo un percorso sentimentale che si inscrive in un orizzonte di senso, un senso che è tutto lì, si dispiega davanti agli occhi, nei filari ordinati delle viti, nel silenzio della campagna, nel rosso brillante di un calice di vino e perché, bisogna ammetterlo, il vino, innanzi tutto, è un fatto dell’anima, emozione allo stato puro.

Alvice Cartelli
Alvice Cartelli

Donna dai molteplici interessi, si divide tra l’insegnamento e la lettura, la scrittura, la poesia, la pittura. Ama tantissimo la natura e non perde occasione per fare lunghe passeggiate immersa nel silenzio di un bosco o nel fascino di una spiaggia solitaria. Dal 2018 è autrice del blog “Guardo a Sud” dove, oltre alla bellezza della sua Sicilia, descrive luoghi, persone e situazioni accomunati dal rispetto per il Pianeta e la cura dell’ambiente. E’ un’appassionata wine lover e le visite in cantina rappresentano per lei veri viaggi di scoperta da cui trae spunto per costruire storie e originali racconti.

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